mercoledì 1 luglio 2009

Obama, avanti sul clima


Obama va avanti sulla sua politica "verde".
La nuova legge sul clima ("Climate change bill") che pone severi limiti alle emissioni di gas inquinanti. La legge, è considerata dalla amministrazione una delle maggiori priorità della agenda del presidente americano. Il presidente ha fatto subito conoscere la sua soddisfazione: "Un passo coraggioso e necessario".
La legge impone alle compagnie americane - incluse le raffinerie e le centrali di energia - di ridurre le emissioni di gas inquinanti (associate al mutamento del clima) di una percentuale del 17 per cento entro il 2020 e dell'83 per cento entro il 2050, prendendo come punto di riferimento i livelli del 2005.
La legge mira, oltre a creare una produzione di energia meno inquinante, a ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni di petrolio estero con un passaggio graduale alla energia pulita al posto del petrolio e del carbone.
I sostenitori della legge sottolineano il beneficio per l'ambiente mentre i critici affermano che la legge provocherà la chiusura di numerosi posti di lavoro.

Ma quanto petrolio rimane? - un occhio in libreria

Negli ultimi anni, e in particolare dopo l'invasione dell'Iraq, il problema dei combustibili fossili è ritornato di grande interesse. Quanto petrolio rimane? Quanto potrà durare? Quali alternative abbiamo? Siamo veramente di fronte all'inizio di una serie di "guerre per il petrolio" e, se sí, dove ci porteranno? Diversi libri propongono uno studio del petrolio e degli altri combustibili fossili partendo dai concetti di base, quelli di energia primaria e della nostra dipendenza da fonti non rinnovabili. Esaminano poi le prospettive future in base alle riserve rimaste, alle possibili strategie di consumo e alla disponibilità di tecnologie alternative, solari o nucleari:




Quanto petrolio usiamo per fabbricare la plastica delle bottiglie d’acqua?

Per produrre le bottiglie di plastica destinate a contenere acqua, gli Stati Uniti impiegano 17 milioni di barili di petrolio.
E noi? Gli italiano detengono il record planetario di consumo pro capite di acqua in bottiglia. E il consumo conseguente di petrolio (e di soldi) è da paura.
Nel 2004, l’italiano medio ha bevuto 184 litri di acqua in bottiglia. L’americano medio, 91 litri.

Sempre nel 2004, gli Usa hanno consumato complessivamente 25.893.000 metri cubi di acqua in bottiglia. L’Italia, 10.661.000 metri cubi. Ah: un metro cubo sono mille litri.
Per la plastica dei 25 milioni e rotti di metri cubi di acqua imbottigliata americana ci sono voluti 17 milioni di barili di petrolio. La plastica dei nostri 10 milioni di metri cubi, conseguentemente, ha richiesto 7 milioni di barili.
Il calcolo delle emissioni di anidride carbonica - il gas dell’effetto serra - legato alla produzione di bottiglie di plastica per l’acqua: negli Stati Uniti 2,5 milioni di tonnellate. In Italia, un milione di tonnellate. Senza contare che per produrre un litro di acqua imbottigliata servono, non uno! Tre litri d’acqua.

Su Environmental Graffiti il calcolo del petrolio usato negli Stati Uniti per produrre la plastica dell’acqua in bottiglia
Da Pacific Institute i dati relativi al consumo di acqua minerale nel mondo, per Paesi e pro capite

Il protocollo di Kyoto: bilancio e previsioni !

Il 31 maggio 2002 l’Unione europea ha ratificato il protocollo di Kyoto, sancendo la sua entrata in vigore il 16 febbraio 2005. A che punto è la caccia al CO2 in Europa?

Sottoscrivendo il protocollo di Kyoto l’Ue si è data diversi obiettivi. Innanzi tutto, la riduzione delle emissioni combinate di anidride carbonica e di cinque altri gas a effetto serra, per un volume inferiore dell’8% a quello del 1990 nel periodo 2008-2012. Ognuno degli Stati membri dell’Ue (a 15) ha un particolare obiettivo di riduzione. Per attuare questo processo l’Ue utilizza uno strumento chiave della sua politica ambientale in materia di lotta contro il cambiamento climatico: il commercio di emissioni, uno dei meccanismi di flessibilità previsti dal protocollo di Kyoto.

Video di riflessione sul problema del surriscaldamento globale


Gli effetti di Kyoto sono visibili?

L’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) redige ogni anno una relazione sulle emissioni di gas a effetto serra. L’ultimo rilevamento, del 2007, prende in considerazione le emissioni reali del 2005, diminuite dello 0,8% (35,2 milioni di tonnellate di equivalente CO2) in un anno, ossia del 2% rispetto all’anno di riferimento, il 1990. Tale dato va tuttavia ridimensionato, dal momento che l’emissione dei gas a effetto serra rimane superiore dell’1,4% all’anno 2000. Si tratta inoltre di un risultato inferiore all’ipotesi iniziale, in quanto rappresenta solo un quarto dell’obiettivo stabilito.


I migliori e i peggiori

In prima linea tra i paesi che hanno ridotto le emissioni troviamo la Germania (meno 2,3 %), la Finlandia (meno 14,6 %) e i Paesi Bassi (meno 2,9 %). I peggiori sono l’Italia, la Danimarca e la Spagna, che si trovano in fondo alla classifica a causa dell’aumento di produzione delle centrali termiche a combustibili fossile. Questi paesi non sembrano essere in grado, al momento, di soddisfare gli obiettivi fissati per il 2010. Ma gli Stati non costituiscono che una parte del problema. Le emissioni non hanno subito limitazioni neanche nel settore dei trasporti: circa il 12 % delle emissioni di CO2 nell’Ue si devono al carburante consumato dalle autovetture.

Primo post

Questo blog nasce dalla mia tesina, che ho elaborato sul tema "L'era del Petrolio" - Nascita e sviluppo della nuova società del 900.

In questo blog si tratterà degli argomenti legati al tema petrolio e il futuro, quali scenari ci attendono.. è possibile un futuro senza petrolio? Quando finirà l'oro nero? mi porrò questi e altri numerosi interrogativi analizzando le notizie di attualità dall'editoria al web dall'Italia e dal Mondo.

Buona Lettura a tutti, e non dimenticate di commentari i post....